Streghe, pozioni e piante aromatiche
L’Autunno spoglia il paesaggio dei colori verdi e brillanti dell’estate, per fare spazio ai colori delle foglie cadute, ai primi freddi e alle atmosfere nebbiose e cupe, preludio dell’inverno: è lo scenario in cui nella credenza popolare si muovono streghe e creature magiche. È la festa dei morti e dei santi, è Halloween: la sera degli spiriti.
Le streghe nell’immaginario popolare
Nelle borgate dei paesini di montagna e collina, ci si riuniva intorno al fuoco per trascorrere le lunghe serate invernali intenti nei lavori domestici, ascoltando le storie di queste streghe malvagie e dispettose. La strega era solitamente una donna sola, dall’aspetto spaventoso, brutta e gobba, con conoscenze approfondite delle erbe aromatiche, che utilizzava per incantesimi e pozioni. Potevano trasformarsi di notte in animali, come corvi o gatti, motivo per cui è così temuto il famoso gatto nero. Erano responsabili della morte degli infanti, della moria del bestiame, del cattivo raccolto, ma anche di piccoli dispetti come, per esempio, far inacidire il latte o perdere l’ago per filare la lana.
Nella realtà erano spesso donne guaritrici, dalla grande conoscenza e maestria nell’uso delle piante, unici medicinali fino all’avvento della scienza moderna. Giravano per i boschi raccogliendo radici, fiori ed erbe spontanee, combinate poi per creare decotti e sciroppi curativi. Ecco che una tintura di genziana contro i vermi o un preparato di ginepro come diuretico, potevano essere interpretati come frutto di stregoneria.
Queste conoscenze antiche sono le stesse che hanno poi segnato la nascita della liquoristica e che oggi alimentano con creatività e varietà il mondo degli spirits.
Visioni e allucinazione: le erbe aromatiche utilizzate dalle streghe… e non solo
Nell’immaginario attuale e soprattutto medievale, le streghe non usavano però le erbe a fin di bene, ma avevano lo scopo di creare pozioni per alterare e stordire le loro vittime. Nei Sabba, ritrovi di streghe e stregoni in presenza del demonio, le pozioni dovevano favorire l’incontro con il demonio, ma gli stessi ingredienti potevano essere usati sui malcapitati bersagli di sortilegi e incantesimi.
Erbe allucinogene e potenti sedativi erano però utilizzati nel quotidiano con molta disinvoltura ben prima del Medioevo, come dimostrano i numerosi trattati di medicina antica. La monaca benedettina Ildegarda di Bingen (1098-1179), santa e Dottore della Chiesa, nei suoi trattati di erboristeria elenca sei piante con proprietà psicoattive, comunemente utilizzate come rimedi medicinali: Canapa, Papavero, Assenzio, Mandragora, Belladonna e Giusquiamo.
Alcune di queste piante sono ancora oggi ingredienti imprescindibili nella liquoristica, le cui dosi sono severamente normate e controllate. L’assenzio, per esempio, è notoriamente componente amara dei Vermouth, eppure a dosi elevate provoca allucinazioni, a causa di un gruppo di molecole chiamate tujoni. Si pensi che il celebre liquore all’assenzio, anche conosciuto come Fata Verde, in grado di provocare uno stato catatonico e allucinatorio in chi lo bevesse, è stato vietato in molti stati europei tra ‘800 e ‘900, proprio per la sua pericolosità. Allo stesso modo la Canapa, opportunamente lavorata e selezionata per avere percentuali irrisorie di THC, è oggi ingrediente di molti new spirits innovativi, anche se il suo uso psicoattivo è noto sin dal V sec a.C.
Gli Infusionist, creatori di spiriti e magia
Oggi streghe e stregoni trovano forse un erede nella figura dell’Infusionist, nuovo conoscitore delle piante aromatiche e sperimentatore di pozioni ed elisir.
L’innovazione nella creazione di nuovi spiriti, si intreccia con le antiche conoscenze popolari, con le pozioni e gli elisir di lunga vita di cui è disseminata la letteratura. Vecchi e nuovi ingredienti si uniscono per creare spiriti dai sapori esotici, dalle origini mistiche e dalle combinazioni pionieristiche.

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