Distillerie clandestine: leggende al chiaro di luna

distillerie clandestine
Le Leggende dei Distillatori durante il Proibizionismo

Il Proibizionismo

L’epoca del Proibizionismo in America, nota anche come “l’era del divieto”, ebbe luogo tra il 1920 e il 1933, segnata dall’approvazione del 18° Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti e dall’attuazione del Volstead Act. Queste misure legali proibirono la produzione, la vendita e il trasporto di bevande alcoliche, intendendo ridurre il crimine e migliorare la moralità e la salute pubblica. Tuttavia, il Proibizionismo generò l’effetto opposto, alimentando un vasto mercato nero guidato da gangster e distillerie clandestine, e dando vita a un periodo di corruzione diffusa e violenza. La crescente insoddisfazione pubblica e le difficoltà nell’applicazione della legge portarono alla sua abrogazione con il 21° Emendamento nel 1933, chiudendo un capitolo controverso della storia americana.

Che cos’ha comportato per il mondo degli alcolici?

La chiusura delle distillerie

L’approvazione del Proibizionismo pose le distillerie legali davanti a una scelta critica: chiudere completamente o trovare modi alternativi per rimanere in attività senza violare la legge. Molte distillerie, di fronte al bando totale della produzione e vendita di alcolici, si trovarono costrette a cessare le operazioni, portando alla perdita di posti di lavoro e alla fine di molte imprese secolari.

Tuttavia, alcune distillerie cercarono vie creative per adattarsi e sopravvivere durante questo periodo.

Da distillatori a…

Una delle eccezioni alla legge del Proibizionismo consentiva la produzione e la vendita di alcol per scopi medicinali. Le distillerie potevano ottenere una licenza speciale per produrre whisky a fini terapeutici, che veniva poi venduto in farmacia su prescrizione medica. Questo divenne un canale legale, sebbene fortemente regolamentato, per continuare la produzione di alcol.

Alcune distillerie si convertirono nella produzione di bevande analcoliche per adattarsi alla nuova realtà del mercato. La produzione di sidri analcolici, bevande gassate e altri sostituti non alcolici permise a queste imprese di utilizzare le loro infrastrutture e competenze in un contesto legale.

Alcune distillerie si rivolsero alla produzione di prodotti industriali che richiedevano alcol nella loro fabbricazione. Questo includeva l’alcol denaturato, utilizzato in una vasta gamma di applicazioni industriali, dalla cosmesi ai solventi, permettendo alle distillerie di continuare a operare sotto una diversa veste.

Sfruttando la loro esperienza nella fermentazione e nella lavorazione dei cereali, alcune distillerie si diversificarono nella produzione di alimenti fermentati, come l’aceto, o nella lavorazione di prodotti agricoli.

Distillerie clandestine

Di fronte al divieto, molti produttori scelsero la via delle distillerie clandestine. Le “moonshine stills”, distillerie clandestine spesso situate in zone remote come i monti Appalachi, divennero comuni. Queste operazioni illegali erano pericolose non solo per il rischio di essere scoperti e arrestati, ma anche per le potenziali esplosioni e intossicazioni dovute a pratiche di distillazione non sicure.

La produzione implicava l’uso di alambicchi improvvisati, che variavano da semplici pentole di rame a complessi sistemi di distillazione. Queste apparecchiature rudimentali non erano senza rischi: la distillazione non sicura poteva portare a esplosioni e incendi, mentre il prodotto finale poteva essere contaminato e potenzialmente tossico se non veniva realizzato correttamente.

La vita dei distillatori clandestini era costantemente minacciata non solo dai pericoli fisici della produzione illegale ma anche dal rischio di incursioni e arresti. Le forze dell’ordine, compresi gli agenti federali conosciuti come “revenuers”, erano attive nel cercare e distruggere le distillerie illegali, portando a un gioco del gatto con il topo tra le autorità e i distillatori.

Il Moonshine delle distillerie clandestine

Il Moonshine è tradizionalmente un termine colloquiale utilizzato per descrivere qualsiasi tipo di distillato prodotto illegalmente, spesso senza l’autorizzazione o la supervisione delle autorità fiscali o sanitarie. La parola “moonshine” si riferisce originariamente alla pratica di condurre la distillazione di notte, “al chiaro di luna”, per evitare la scoperta da parte delle autorità.

Tipicamente, il Moonshine è fatto da un “mash” di cereali, con il mais che è storicamente l’ingrediente principale negli Stati Uniti, soprattutto nelle regioni montuose degli Appalachi. Tuttavia, può essere prodotto anche da segale, orzo, frutta o qualsiasi fonte di zucchero fermentabile.

Il Moonshine è spesso associato a una elevata gradazione alcolica. Non essendo soggetto a standard di produzione regolamentati, la sua potenza e purezza possono variare significativamente.

A differenza di molti whisky commerciali, che sono invecchiati in botti di legno per acquisire sapore e colore, il Moonshine è generalmente incolore perché non viene invecchiato; da qui il soprannome “white whiskey”.

Le Leggende Immortali

Tra i corridoi del tempo e nelle pagine della storia del Proibizionismo americano, alcune figure risaltano come giganti. Tra queste, Marvin “Popcorn” Sutton, l’iconico ribelle del Tennessee, la cui maestria nella produzione di un moonshine superlativo gli valse una reputazione leggendaria. Popcorn non era solo un distillatore; era l’emblema della lotta contro un governo percepito come invadente. Parimenti leggendaria fu Maggie “la Regina del Moonshine” Bailey dalla Carolina del Nord, la cui generosità e spirito indomito le valsero l’adorazione della sua comunità e un posto d’onore tra le leggende del Proibizionismo. Questi personaggi, con le loro storie cariche di sfide e astuzia, sono diventati simboli eterni della resistenza culturale americana.

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