Il Giudizio di Parigi: una Rivoluzione nel Mondo del Vino

Era una normale giornata primaverile del ’76 a Parigi quando l’Intercontinental Hotel si trasformò nel ring di una sfida enologica. Steven Spurrier, un britannico esperto di vini a Parigi, e Patricia Gastaud-Gallagher, un’Americana dal Delaware, organizzano una degustazione che avrebbe fatto storia. La loro missione? Far assaggiare a undici eleganti giudici francesi una selezione di vini californiani sconosciuti e farli gareggiare contro dei rinomati vini francesi, provenienti dalle regioni di Bordeaux e della Borgogna. Per fare ciò travasarono tutti i vino in bottiglie neutre e chiesero ai giudici di assegnare un punteggio da 1 a 20 per ogni vino. Una rivoluzione nel mondo del vino. Sfida Enologica: David contro Golia “Vediamo cosa ci riserva l’America,” pensavano i giudici, sicuri della supremazia dei loro vini. E chi si sarebbe aspettato che i vini americani avrebbero rubato la scena? Solo George Taber, un giornalista americano, del Time precisamente. E nonostante la presenza della stampa fosse così scarsa, la degustazione si trasformò in leggenda, dimostrando che anche dall’America potevano arrivare vini di eccellenza! Si parte! I giudici si lanciano negli assaggi dei bianchi, l’atmosfera è elettrica. I giudici, convinti della vittoria francese, lanciano battute come ‘Questo deve essere californiano, non ha naso!’ Una Sorpresa Chiamata Chardonnay Poi la sorpresa: uno Chardonnay californiano batte i francesi. La sala diventa seria, i francesi ora devono dimostrare il loro valore anche tra i rossi. George Taber, l’unico giornalista, già fiuta la storia. Allora, immaginatevi i giudici, con i loro eleganti abiti e occhiali luccicanti, pronti a tuffarsi nella degustazione dei rossi. Con un’aria di sfida, si dicono: “Non possiamo certo farci battere 2-0 dagli americani nel nostro sport nazionale!” George Taber, l’unico giornalista presente, si preparava a prendere nota di ogni dettaglio, pronto a catturare una storia che sapeva sarebbe diventata leggendaria. Man mano che i vini scorrevano, la severità dei giudici aumentava. Odette Kahn, in particolare, non andava per il sottile: se pensava che un vino fosse californiano, i suoi voti erano impietosi. Alla fine, contro ogni previsione, un Cabernet Sauvignon californiano del 1973 si aggiudicò la vittoria, lasciando l’élite vinicola a bocca aperta. L’Eredità del Giudizio di Parigi Il mondo del vino non sarebbe più stato lo stesso. Spurrier, dapprima visto come un traditore, divenne poi un eroe. I giudici passarono alla storia come i pionieri che valutarono i vini per quello che sentivano, non per la loro etichetta. Taber, nel frattempo, si mise al lavoro: una telefonata ai vignaioli vincitori, un articolo per il Time, e voilà, la storia era fatta. Questa non era solo una degustazione, era una rivoluzione in bicchiere, un racconto che avrebbe trovato la sua strada nei libri e sul grande schermo. E pensare che tutto è iniziato con un sorso di vino! Tra l’altro, conosci la storia del vino? Qui uno dei nostri articoli in cui ne parliamo e il nostro profilo Instagram su cui potrai approfondire diverse tematiche legate al mondo degli spirits.
5 cocktail a base Vermouth per l’aperitivo di Natale

I cocktail a base Vermouth da bere sotto l’albero Rosso caldo e speziato, bianco floreale e delicato, dry fresco e intrigante. In qualunque versione il vermouth è sempre un ottimo compagno per l’aperitivo, ancora meglio se per quello del cenone di Natale. Un cocktail con questo vino aromatizzato, ricco di storia e tradizione, non può che fare colpo sui vostri ospiti. Ecco alcune ricette sfiziose da provare. Milano-Torino Il più classico degli aperitivi a base vermouth è proprio lui. L’unione fra Vermouth di Torino, il grande classico il Punt e Mes, e Bitter di Milano, il Campari. Miscelati in parte uguali in un bicchiere Old Fashioned con abbondante ghiaccio, da servire con la classica fettina di arancia. In alternativa con qualcosa di più natalizio, come la stessa arancia disidratata in forno, oppure chiodi di garofano o cannella. Ideale anche per i “pigri” della miscelazione: basta fare una caraffa prima dell’arrivo degli ospiti e poi servirlo nei bicchieri pieni di ghiaccio. Ha un gusto amaro e deciso. Americano Anche in questo caso Vermouth rosso, Bitter e uno splash di soda, sono gli ingredienti di questo cocktail. Rimane caldo e speziato, meno aggressivo del Milano-Torino. Si abbina perfettamente con aperitivi a base di formaggio, grazie alla sua nota agrumata intensa e al suo calore che puliranno la bocca. Provare per credere. La classica guarnizione con la fetta d’arancia può essere sostituita con qualche spezia di richiamo al Vermouth scelto. Ad esempio anice stellato o dello zenzero candito. Manhattan Vermouth rosso e rye whisky si mescolano in questo pilastro della miscelazione internazionale. Il Manhattan necessita di un pochino più di manualità se volete servirlo come aperitivo, ma vale tutta la fatica. In un mixing glass colmo di ghiaccio si versa una goccia di angostura, a cui si uniscono 5 cl di rye whisky e 2 cl di vermouth rosso. Una delicata mescolata e poi si versa in una coppetta ben fredda, con la classica guarnizione di ciliegia al maraschino. Per i non puristi è anche autorizzata la buccia di limone. La presenza del whisky e del vermouth richiamano piatti di carne, e perché no, anche qualche stuzzichino piccante. Gibson Un cocktail secco e per chi non teme le gradazioni spinte. In un mixing glass colmo di ghiaccio si uniscono 6 cl del vostro gin preferito e 1 cl di vermouth dry. Una leggera mescolata e il tutto si versa in una coppa ben fredda, immancabile la guarnizione con la cipollina. Se la vostra cena sarà a base di pesce, questo cocktail secco ma aromatico grazie al tocco di vermouth dry, sarà l’aperitivo perfetto. Vermuttino Questo non si può nemmeno definire cocktail, ma fa parte della storia dell’aperitivo torinese, città natale di questo vino aromatizzato che ha fatto il giro del mondo. In tutti i bar della città si serviva un bicchierino di vermouth accompagnato con uno splash di soda. Era l’aperitivo di tutti i torinesi, un momento conviviale rubato al lavoro da operaio o da impiegato. Servito in piccoli bicchieri, anche con un cubetto di ghiaccio. Può essere un piccolo benvenuto per i vostri ospiti, accompagnato da qualche stuzzichino. In questo caso il Vermouth deve essere all’altezza del compito, essendo l’unico ingrediente di questo non-cocktail. Sul nostro shop potete trovare vermouth artigianali, lontani dai soliti aperitivi mainstream, capaci di raccontare una storia all’interno dei vostri cocktail. Visitate il nostro shop per brindare al Natale con un vermouth dal sapore unico.
Le locandine storiche del Vermouth

Le locandine storiche del Vermouth Se oggi ci sembra di vivere un boom del Vermouth nel mondo dei craft spirits, a cavallo fra ‘800 e ‘900 il fenomeno Vermouth doveva essere una vera e propria bomba atomica. Le fabbriche storiche come Martini&Rossi, Cinzano e Carpano esportavano in tutto il mondo i loro Vermouth e si erano dotate di binari per i treni interni ai propri stabilimenti, tale era il volume di merce in uscita. Il successo dirompente portò anche alla nascita di numerose imitazioni e contraffazioni di questo vino aromatizzato, motivo per cui le aziende investono moltissimo in marketing e branding a cavallo dei due secoli. Nascono così collaborazioni di successo fra artisti e grandi case del Vermouth, che ci consegnano oggi alcune delle locandine pubblicitarie storiche più belle del settore alimentare. Leonetto Cappiello Cappiello per Cinzano (1910) Cappiello per Campari (1921) Leonetto Cappiello, originario di Livorno ma vissuto per un lungo periodo in Francia, fu insieme a Dudovich uno degli artisti più pagati degli anni ‘20. I suoi lavori per Cinzano, Campari e Martini restano delle vere e proprie icone della grafica pubblicitaria, con i loro colori vividi e le immagini plastiche. Cappiello per Martini (1930) Marcello Dudovich Pubblicitario, illustratore e pittore triestino, è uno dei padri del cartellonismo pubblicitario italiano. La sua collaborazione con Carpano e Martini nei primi anni del ‘900 darà vita al celebre manifesto del Bitter Campari, dai toni rossi come il liquore che reclama, e alla dama bianca del Vermouth Bianco, pensato per il mercato femminile. Dudovich per Martini&Rossi (1920) Dudovich per Campari (1901) Achille Luciano Mauzan Illustratore francese, poi trasferito in Italia dove lavorò per tutta la sua carriera con grande successo. La sua collaborazione con Carpano avviene nel 1930, per una pubblicità sul Vermouth di Torino. Mauzan per Carpano (1930) Fortunato Depero Depero per Campari (1930) La grafica pubblicitaria fa un grande balzo di stile con l’ingresso di Fortunato Depero, uno dei firmatari del manifesto dell’aeropittura, anche conosciuto come secondo futurismo. Le illustrazioni abbandonano lo stile liberty per prendere forme futuristiche e dinamiche. Dalla collaborazione con Campari nascono numerose pubblicità, ma anche la creazione della bottiglia monodose del Campari soda, in uso ancora oggi. Depero per Campari (1932) Armando Testa Il grande grafico e pubblicitario Armando Testa crea per Carpano numerose pubblicità, di grande semplicità ma che sono rimaste nella memoria per la loro efficacia e creatività. Una su tutte è la rappresentazione del Punt e Mes, aperitivo con una punta di amaro e mezza di dolce, rappresentate appunto da una sfera e mezzo. Testa è anche l’artefice del personaggio re Carpano, il Re Vermouth rappresentato mentre brinda con i grandi personaggi storici italiani. Armando Testa per Carpano (1963) Armando Testa per Carpano (1964) Le locandine storiche del Vermouth sono solo un piccolo tassello della storia di questo vino aromatizzato, che ha origini ben più antiche che possiamo far risalire fino alla medicina greca. Tutta la storia del Vermouth, i suoi segreti e i suoi personaggi chiave li puoi approfondire sulla nostra Academy, pre-iscriviti per non perdere nulla!
I Ready to Drink di “Delmago Drinks”

La nuova tendenza: i Ready to Drink Una nuova avventura per i ragazzi di The Spiritual Machine, che hanno accompagnato lo Chef dall’inizio alla fine lungo questo percorso dando vita ai Ready to Drink ed alla linea degli Spiriti assoluti. Come hanno preso vita i Ready to Drink e gli Spiriti assoluti di Delmagodrinks? Tante sono state le prove di ricettazione che hanno dato vita a queste 6 miscele, risultato dell’armonica combinazione di storia ed innovazione. “Si parte da una base tradizionale a cui va ad aggiungersi qualche guizzo di creatività”, racconta Elisa Cravero co-Founder e CEO di The Spiritual Machine, e continua: “Nel nostro lavoro la passione per i prodotti di qualità è la base di tutto e con Marcello abbiamo trovato un partner ideale. Inoltre, è stato un piacere lavorare e sperimentare con lui e con tutto il Team di progetto. Grazie alla sua visione e lungimiranza abbiamo testato i nostri limiti e li abbiamo superati. Siamo riusciti a creare dei prodotti unici e di altissima qualità, per giunta speriamo che tutti possano assaggiarli e vivere questa esperienza dei sensi”. Scopriamoli insieme! Vermouth rosso e Gin, questi sono gli Spirits che compongono la linea degli Spiriti Assoluti. Si tratta di un Vermouth a base cortese aromatizzato con un infuso in cui si riconoscono fiori di assenzio, radice di genziana e bacche di vaniglia. In bocca è rotondo, elegante con i tipici toni freschi di scorza di agrumi da cui fuoriescono rabarbaro e noce moscata. Per un finale amaricante e leggermente speziato a cui si aggiungono china e cascarilla. Il Gin è di impostazione classica all’interno del quale vengono esaltati i toni balsamici delle bacche di ginepro. Tuttavia, a queste si affiancano le note fresche tipiche di Lemongrass, cardamomo e coriandolo. Infine, degustandolo si riconosce una piccante nota di zenzero. Passiamo ai Ready to Drink I Ready to Drink si presentano come “Cocktail d’Alta Cucina” già miscelati e pronti da bere con l’aggiunta di ghiaccio. Boulevardier, Negroni, Mi-To, Vesper, questi sono i Ready to Drink che vestono la creatività dell’artista torinese Gianluca Cannizzo che, per l’occasione, ha disegnato e realizzato sei etichette inedite, dal look accattivante, fresco e leggero. Un modo per offrire al consumatore finale un prodotto di altissimo pregio e dallo stile inconfondibile. Pertanto, questi sono gli obiettivi che esprimono perfettamente la vision aziendale di The Spiritual Machine: selezionare le materie prime migliori e trasformarle in qualcosa di inedito, unico e totalmente tailor made. I Drink nati da questa partnership si caratterizzano per purezza, unicità e altissima qualità. Nella miscelazione non vengono usati prodotti commerciali di altri marchi; infatti, i Ready to Drink e gli Spiriti Assoluti hanno un’impronta altamente artigianale e sono creati esclusivamente con ingredienti proprietari DelMago, dal Vermouth al Gin e ancora al Bitter.