Crea il tuo Brand: la storia di Francesco Menozzi

Hai mai pensato di creare il tuo brand di Gin o ancora di Vermouth, Amaro, Bitter o New Spirits? Molti di voi hanno la passione per il Gin, altri desiderano da tanto creare il proprio prodotto. In questo articolo, racconteremo l’esperienza di Francesco Menozzi, uno dei nostri più cari clienti ormai amici che ha deciso di affidarsi a noi per creare la sua Linea di 4 Gin, ma non solo… Scoprirai come è nata la sua passione per il mondo della Mixology e come hanno preso forma due dei suoi progetti. Socio e Bar Manager del Format Bottega 39, un concept di ristorazione “veloce” fondato sulla convinzione che il pasto sia un momento di grande piacere e che, come tale, debba essere condiviso con gli amici. Questa è la sua filosofia.  Bottega39 è presente ad oggi a Reggio Emilia e Modena. Una rielaborazione della tradizione culinaria del Bel Paese in una formula che, sullo stile delle tapas, propone la possibilità di combinare tanti piatti realizzati in porzioni ridotte. Oltre alla parte di ristorazione quindi, i locali presentano uno spazio dedicato al Cocktail Bar dove prende avvio l’estro di Francesco.  Crea il tuo Brand di Gin: come nasce il progetto In passato, Francesco partecipò a “Esperienza Vermouth” dove venne a conoscenza del mondo dei Botanicals: prodotti certificati e sicuri, che permettono di creare il proprio gin, vermouth, amaro, bitter o New Spirits in maniera professionale. Da quella esperienza, decise di avviare il suo progetto in collaborazione con The Spiritual Machine:  la creazione di una Linea di 4 Gin Premium che ti presentiamo di seguito. Gin +39 Mediterraneo: la storia, la biodiversità, il clima soleggiato e la brezza marina del bacino mediterraneo danno vita a questo gin erbaceo e carico di sapori. Timo, salvia, basilico, uniti al mirto che cresce selvaggio nelle aride coste della Sardegna, donano un carattere forte ed inconfondibile. Gin +39 Sol Levante: Legni nobili del vasto e misterioso continente asiatico si uniscono con note di spezie provenienti dai cinque continenti. I sentori di curcuma, macis, rabarbaro e cannella si completano con note floreali di camomilla ed ibisco dando un finale leggero e profumato. Gin +39 Verso sud: Il calore e la piccantezza di rizomi e radici africane come mirra, incenso ed aloe ferox, si incontrano con gli oli essenziali degli agrumi italiani. Arancio amaro, cedro e limone, donano un finale fresco e pulito. Gin +39 Barricato: Il ginepro è il protagonista assoluto di questo gin dove non troviamo altre botaniche. L’unicità di questo prodotto è data però dalla tintura naturale di rovere, che accompagna con i tannini del legno al sapore deciso e balsamico del ginepro, dandogli una morbidezza inconfondibile. Tra creatività, estro, ingegno, passione, professionalità, nasce la sua Linea di 4 gin! Come bere il Gin?  Il Gin è un distillato dalle molte possibilità. Può essere degustato in un tumbler basso completamente così com’è, o sfruttare le tante alternative che la mixology offre.  Ad oggi, i 4 gin vengono venduti e consumati tramite miscelazione nei due locali Bottega39. In particolare, Francesco ama utilizzare il suo gin per realizzare l’intramontabile Gin Tonic e per creare nuovi drink.  Tuttavia, afferma che i clienti, a distanza di anni, ritornano di loro spontanea volontà per comprare il prodotto da degustare anche liscio.  Riguardo all’esperienza ed al percorso con The Spiritual Machine, Francesco la descrive così: “l’esperienza è stata semplice, veloce ma soprattutto emozionante. Avere un proprio prodotto tra le mani, utilizzarlo per creare nuovi cocktail nel proprio locale e farlo assaggiare ai propri clienti è una sensazione indescrivibile. Tutto questo in meno di 3 mesi”. Ma come è nata la sua passione? Laureato in Filosofia e con una passione per le infusioni, Francesco racconta che nel mondo della Mixology ha ritrovato un modo per esprimere la sua creatività, il suo sentire… avvicinandosi così, sempre di più, alla miscelazione. Ma non è finita qui…il suo percorso con The Spiritual Machine continua, riuscendo a realizzare una nuova categoria di prodotto: l’Amaricato.  Amarica: il nuovo progetto in collaborazione con The Spiritual Machine “Amarica” nasce per dare avvio ad una nuova categoria di prodotto: l’amaricato. In altre parole, si tratta di un liquore amaro. Ciò che lo differenzia da tutti gli altri è la sua base! In particolare, si tratta infatti di un prodotto in cui la base alcolica non è alcool neutro ma bensì una combinazione di erbe e spezie unite a distillati pregiati.  Com’è nato il nuovo Brand? Il progetto Amarica nasce dall’aspetto innovativo di The Spiritual Machine unito al suo Know – how riguardo la lavorazione delle piante aromatiche.  Dunque, dall’unione di erbe e spezie con i distillati, quali scotch whisky, mezcal e rum nasce qualcosa di assolutamente innovativo riuscendo ad unire la tradizione affascinante e misteriosa con l’innovazione. Quale sarà il primo prodotto di questa nuova categoria? Il primo prodotto con il quale Brand Amarica entrerà nel mercato sarà l’amaricato allo scotch whisky. Si tratta di un liquore amaro con un tenore di alcool non troppo alto (vol/vol 24). In particolare, il gusto amaro delle erbe va ad esaltare l’aroma torbato dello scotch. Il suo esordio è previsto per settembre 2021! Per concludere, ti lasciamo con le parole di Francesco:  “The Spiritual Machine ha rappresentato nello sviluppo dei miei nuovi brand, una vera e propria bussola di orientamento per tutti gli step che sono stati necessari a trasformare una semplice idea in una realtà vera e propria. Sia per il Gin che per il nuovo progetto, i ragazzi di The Spiritual Machine sono stati fondamentali per la produzione dei miei prodotti. In particolare, mi hanno supportato nel trovare i canali giusti per la creazione della mia etichetta, la scelta della bottiglia e le strategie di commercializzazione, oltre ad un confronto necessario nella ricerca del bilanciamento perfetto del loro gusto.” Ecco cosa succede quando la tecnica di The Spiritual Machine incontra l’estro di un professionista!

Produzione Whisky: le diverse scuole di produzione

Una vera e propria full immersion nella produzione del Whisky! Come si distingue il whisky Irlandese dal parente scozzese? Quali sono i diversi metodi di produzione che danno origine a prodotti molto diversi tra loro? Attraverso questo articolo scoprirai le diverse scuole di produzione ed ancora le varie tipologie di questo distillato: grain whisky, single malt scotch whisky, single malt…iniziamo! Il whisky è un distillato complesso e affascinante, ricco di storia e di tradizione. Acqua, malto e cereali si combinano insieme per essere poi distillati e arrivare al lungo invecchiamento in botti di legno. Esistono diverse scuole di produzione del whisky, ciascuna con le sue peculiarità, capaci di dare origine a prodotti dalle caratteristiche molto diverse fra loro.  La Scozia e i suoi single malt Parlando della produzione del Whisky non possiamo che partire dalla Scozia con i suoi single malt. Da questa terra remota e montuosa nasce il whisky per eccellenza, forse il più rappresentativo fra tutti: il single malt scotch whisky. I single malt scozzesi, prodotti esclusivamente con malto, sono apprezzati e conosciuti in tutto il mondo, soprattutto per i tipici sentori di torba, caratteristici delle produzioni delle Isole. La torba tradizionalmente veniva utilizzata come combustibile dalla  popolazione locale ed impiegata anche per alimentare i forni per l’essiccazione del malto. Questi erano capaci sia di ridurre l’umidità dell’orzo maltato sia di affumicarlo, apportando profumi che ricordano la salsedine e il catrame. Produzione del Whisky Scozzese: la distillazione La loro distillazione può avvenire solamente in alambicchi discontinui di rame. Solitamente la gradazione finale non supera quasi mai i 70/72 gradi. I single malt invecchiano poi in botti di quercia di capacità pari o inferiore ai 700 litri per un minimo di 3 anni. Il disciplinare consiglia un periodo più lungo fino a 5 anni ma non è obbligatorio. In pratica,  se il single finisce in un blend si usa anche il 3 se si vende tal quale meglio 5 o 7, acquisendo sempre maggior pregio e carattere con il progredire dell’invecchiamento. Per assecondare i gusti e le esigenze del mercato ad oggi è possibile  effettuare dei blend fra diversi single malt (blended o vatted malt). Storicamente si era soliti mescolare i single malt e whisky di altri cereali in distillazione in colonna ad alto grado, per dare origine alla categoria popolare dei whisky blended. Produzione del Whisky Irlandese L’Irlanda tuttora rivendica la paternità del whiskey, apportando anche una grafia tutta propria per il suo distillato. Il whiskey irlandese si distingue dal parente scozzese per un contenuto minore di malto d’orzo, storicamente pesantemente tassato. I distillatori irlandesi per sfuggire alle imposte del regno d’Inghilterra, utilizzavano infatti in prevalenza orzo non maltato, seppure con una piccola percentuale di malto. Questo è necessario (vale per i whiskey single grain dove ci sono altri cereali e una percentuale piccola di orzo) per una corretta fermentazione degli zuccheri di questo cereale prima della distillazione.  Nel whiskey irlandese più tradizionale inoltre, si effettua (anche qui non è obbligatoria a disciplinare) anche una terza distillazione (una in più rispetto al whisky scozzese). Qui è assente la torbatura, anche se si ritrova in alcune produzioni recenti. Questo terzo passaggio dà maggior pulizia e morbidezza ai malti che solitamente hanno anche periodi di invecchiamenti totali più brevi. Nella scuola irlandese raramente si avevano dei single malt. Solitamente si procedeva alla creazione di blend ottenuti con altri cereali, quasi sempre grano o mais, distillati in colonna ad alto grado (94.8). Produzione Whisky Giapponese Dall’Europa spostandosi fino al Sol Levante, non si può non menzionare il whisky giapponese, ormai un prodotto universalmente riconosciuto per la sua qualità e cura nel processo produttivo. La nascita della distilleria “Nikka” Masataka Taketsuru, figlio di grandi produttori di sakè, si trasferì in Scozia per studiare chimica. Erano i primi anni del Novecento e in pochi anni Masataka riuscì a raccogliere tutte quelle preziose informazioni che lo portarono a fondare la sua distilleria in Giappone: la celebre Nikka. Dall’inizio della sua storia ad oggi, il whisky giapponese ha conosciuto una sempre crescente fama, grazie alla qualità indiscutibile della tecnica di produzione sviluppata nel corso degli anni.  Questa qualità ha trovato finalmente riconoscimento nella recente redazione del disciplinare di produzione del whisky giapponese, in vigore dal primo aprile 2021. Approvato il disciplinare per la produzione del Whisky Giapponese Per chiamarsi “japanese whisky” la Japan Spirits and Liqueurs Makers Association ha stabilito che l’intero processo produttivo debba essere svolto sul territorio del Giappone. Allo stesso modo la totalità delle materie prime (acqua, cereali maltati e non) deve essere di origine nipponica. L’invecchiamento minimo è della durata di 3 anni, e deve avvenire in botti di legno dalla capacità pari o inferiore ai 700 litri. Per essere imbottigliato il whisky deve avere gradazione di almeno 40% vol/vol. E’ consentito l’utilizzo di caramello come colorante per uniformare le diverse partite. Fino al 31 marzo 2024 ci sarà una fase di transizione.  I produttori potranno adattarsi alle nuove disposizioni poiché spesso i malti da fermentare erano acquistati direttamente in Scozia. La costituzione di questo disciplinare rappresenta una grande svolta e riconoscimento per questo prodotto. Infatti, la  produzione era prima “libera” ovvero a discrezione delle varie distillerie, e soprattutto a rischio contraffazioni. E’ pur vero che il mercato e i consumatori avevano già da tempo riconosciuto il valore di questo prodotto. Emblematica, già nel 2011, fu la vendita all’asta di una bottiglia di Yamazaki invecchiato di 50 anni, per la bellezza di 300.000 dollari, prezzo che non ha nulla da invidiare a quello di alcune storiche produzioni scozzesi. Il Whisky Canadese e il Proibizionismo americano La storia del whisky Canadese è indissolubilmente legata a quella del Proibizionismo americano. Non è un caso che alcune delle più grandi distillerie sorgessero proprio in Ontario, lungo il fiume Detroit, posizione ideale per contrabbandare fiumi di whisky negli assetati Stati Uniti. Spesso inoltre le materie prime, tra cui gli alambicchi e partite di whisky pregiato, venivano acquistate a poco prezzo dalle distillerie americane in piena crisi economica. Produzione del Whisky Canadese Ad oggi il whisky canadese è ottenuto per la maggior

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